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Navio Negreiro | Dall'archivio personale 2016 | Museo della Capoeira Natal (RN)
Rappresentazione BN schiavo incatenato | Dall'archivio personale - Museo della Capoeira NAtal (RNO 2016

MITI STORIA E LEGGENDE

Il mito che riguarda le origini della capoeira racconta:

“La capoeira era una lotta che gli schiavi utilizzavano per combattere gli oppressori e per fuggire dalla condizione di schiavitù. Durante gli allenamenti la lotta veniva dissimulata sotto forma di danza per nascondere la vera intenzione di ciò che gli schiavi stavano praticando”.

Benché non esistano delle documentazioni certe che possano comprovare tale affermazione ecco comparire di nuovo la parola SCHIAVO, che questa volta oltre ad essere affiancata alla parola LOTTA si accosta ad un’altra parola molto significativa per la ricerca; la parola DANZA.

 

Dopo lo sbarco di Cristoforo Colombo in America ebbe inizio il colonialismo europeo. Fu un periodo di prosperità per le grandi potenze  europee che si arricchirono grazie allo sfruttamento della manodopera schiava. Allo stesso tempo però fu un’epoca in cui vennero commessi atroci crimini ai danni delle popolazioni  indigene e africane.

 

Nel 1494 venne firmato a Castiglia il trattato di Tordesillas che stabiliva la spartizione delle terre al di fuori dell’Europa tra l’impero spagnolo e l’impero portoghese. Nonostante i portoghesi approdarono  per la prima volta in Brasile nel 1500 grazie all’esploratore Álvares Cabral, ci vorranno c.a. 30 anni prima che venga avviato dalla corona portoghese un vero e proprio processo di colonizzazione.

Fra l’inizio del 1600 e il 1650 la colonia brasiliana divenne principale esportatrice mondiale di canna da zucchero e nel 1690 grazie alle miniere d’oro e diamanti scoperte nello stato di Minas Gerais nacque un nuovo tipo di commercio ancor più redditizio.

Vi era bisogno di:

“Maggiore manodopera” e catturare o ricatturare uno schiavo stava diventando un’impresa sempre più complicata e costosa. Gli indigeni che fino ad allora avevano contribuito al traffico degli schiavi smisero di collaborare con gli europei e cominciarono a contrastarli. Fu così che alla fine del XVII secolo  la deportazione in Brasile degli schiavi neri provenienti dall’Africa aumentò considerevolmente.

Si stima che fra il 1690 e il 1830 arrivarono dagli stati dell’Angola, del Ghana, della Guinea e del Mozambico oltre un milione di  schiavi deportati. Gli schiavi catturati in Brasile o deportati dall'Africa venivano impiegati principalmente negli stabilimenti di lavorazione delle materie prime (engenhos), nelle fattorie e nelle piantagioni (fazendas) e nelle miniere di oro e diamanti (minas). Intimoriti. picchiati, frustati, talvolta mutilati, denutriti e in condizioni igieniche disumane,  gli schiavi deportati dall’Africa al Brasile venivano costretti ad affrontare estenuanti e pericolosissimi viaggi in navi conosciute come: NAVIOS NEGREIROS o NAVIOS TUMBEIROS, nei quali spesso morivano ancor prima di arrivare a destinazione.

Successivamente al loro viaggio, i prigionieri venivano alloggiati all’interno di grandi edifici chiamati SENZALA luoghi in cui per aumentare il disagio e diminuire le probabilità d’insurrezione venivano separati dalle famiglie o dai membri della loro stessa tribù. Agli schiavi poteva capitare di convivere con i membri delle tribù rivali o al fianco di persone con cui era quasi impossibile comunicare verbalmente a causa della lingua differente.

I conflitti che avvennero in Brasile tra l’impero portoghese e gli olandesi della Compagnia delle indie orientali fecero perdere agli europei un importante quantitativo di schiavi. Alcuni superstiti tentavano di ritornare in Africa, anche se non molti vi riuscirono. La maggior parte degli schiavi fuggitivi invece si rifugiarono fra le foreste e le montagne situate intorno alle città, all’interno di  villaggi chiamati MOCAMBO,.

I Mocambo a sua volta potevano costituire delle grandi comunità che venivano conosciute come QUILOMBO

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